IL LUPO APPENNINICO
(Canis lupus italicus
)
Novità: nella sezione Studi, pubblicazioni e ricerche si può visualizzare e scaricare la tesi del Dr. Emanuele Ferraresi dal titolo: "Analisi delle cause della mortalità del lupo nella Riserva Naturale Montagne della Duchessa e aree limitrofe, come contributo conoscitivo per la gestione e tutela della specie nell'Appennino centrale"
Foto 2023
Raccolta foto (2011 - 2015)
Video
Classificazione
Classe: |
Mammiferi |
---|---|
Ordine: |
Carnivori |
Famiglia: |
Canidi |
Genere: | Canis |
Specie: | Canis lupus |
Sottospecie: | Canis lupus italicus* |
Descrizione:
Il lupo appenninico,
secondo Altobello (1921),
un medico di Campobasso, che ne evidenziò caratteristiche tali
da distinguerlo dalle popolazioni di altri lupi europei,
è una sottospecie del lupo grigio
(Canis lupus
Linnaeus, 1758) e la chiamò
Canis lupus italicus,
conosciuta come Lupo appenninico.
Recenti
indagini genetiche
(Ciucani MM, Palumbo D, Galaverni M, Serventi P, Fabbri E, Ravegnini G, Angelini S, Maini E, Persico D, Caniglia R, Cilli E. 2019. Old wild wolves: ancient DNA survey unveils population dynamics in Late Pleistocene and Holocene Italian remains. PeerJ 7:e6424 https://doi.org/10.7717/peerj.6424 )
hanno
confermato questa linea elevando il lupo appenninico a sottospecie (Canis lupus italicus),
distinguendolo quindi, per caratteristiceh morfologiche e genetiche, dalla restante popolazione di lupi europei
(Canis lupus, lupo eurasiatico o lupo comune).
Il lupo
appenninico è piu piccolo rispetto agli individui delle
altre popolazioni confinanti.
Il peso, per un maschio
adulto appenninico è compreso tra i 30 e i 35 kg,
mentre nella femmina esso varia tra i 25 e i 30 kg.
La lunghezza in media è circa 120 cm, mentre l'altezza
è circa 50-70 cm.
Il pelo è di colore grigio-marrone.
Stato giuridico e evoluzione normativa
Per la sopravvivenza della specie
fondamentale fu la campagna avviata dal
Parco Nazionale D'Abruzzo
(1970) e sostenuta dal
WWF
denominata "Operazione San Francesco",
che mirava a sfatare alcuni aspetti culturali legati alla percezione negativa del lupo da parte del l'uomo, afferma Franco Tassi, ex Direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo) "basterebbe ricordare le favole del lupo e l'agnello, di Cappuccetto Rosso e dei Tre Porcellini" o continua "ripercorrere le scene del famoso film Uomini e lupi, di Giuseppe De Santis [1956] [..]. Un film che rievoca la dura vita di pastori, allevatori e lupari assediati dal freddo e dai famelici predatori" (tratto da
"Brevi riflessioni di Franco Tassi" a margine della Mostra "Il Luparo" di Amedeo Lanci).
Nasce così nel
P.N.A.
il "Gruppo Lupo Italia",
viene effettuato il primo censimento con la tecnica del
Wolf-howling
in Europa e viene realizzata la prima area faunistica dedicata al lupo a Civitella Alfedena con un branco di lupi in semilibertà.
A queste iniziative e campagne di sensibilizzazione fecero seguito le azioni legislative di tutela, come il
decreto Natali (1971)
che eliminò il lupo dalla lista degli animali nocivi e il
decreto Marcora
(1976) con il divieto assoluto di caccia, fino ad arrivare alla
Legge 27 dicembre 1977, numero 968
("Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia") al cui articolo 2 il lupo è entrato nel novero delle specie
particolarmente protette.
Va ricordato che la precedente normativa in materia, addirittura,
Regio Decreto 1420 del 24 giugno 1923,
ossia la prima legge dello stato italiano in materia
di caccia, con titolo "Provvedimenti per la protezione della selvaggina e l'esercizio della caccia" prevedeva per le
specie nocive,
all'articolo 18, quanto segue: "La presa degli animali nocivi e feroci può essere fatta anche con lacci, tagliuole e
bocconi avvelenati
limitatamente alle riserve alle bandite [..]".
Il lupo è stato inserito anche in importanti
Convenzioni internazionali
come in quella di Washington (1973) conosciuta anche come
CITES (recipita in Italia con Legge 19 dicembre 1975, n. 874)
e nell'allegato II della
Convenzione di Berna
(Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa) aperta alla firma il 19 settembre 1979, ratificata con Legge 5 agosto 1981, n. 503), come specie strettamente protetta vietandone, la cattura, l'uccisione, la detenzione e il commercio.
Nel 1983 lo
IUCN
(Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle sue Risorse) inserì il nostro lupo nel libro rosso delle specie in via di estinzione.
Il lupo, è inserito come specie prioritaria
nell'allegato IV della Direttiva Habitat dell'Unione Europea (43/92CEE),
recepita in Italia dal Regolamento D.P.R. 8 settembre
1997 numero 357 e successivamente
modificato e integrato dal D.P.R. 120
del 12 marzo 2003).
Tra i fattori che, in Italia, hanno maggiormente contribuito alla
mitigazione dei conflitti
tra
lupi e allevatori,
i successivi
rimborsi economici
a favore di chi è colpito da atti di predazione del lupo al proprio
patrimonio zootecnico,
promossi dalle Regioni e dagli organismi di gestione degli Enti Parco.
Nel
Lazio
va ricordata la
L.R. numero 48 del 28 settembre 1982
, con titolo:
"Criteri e principi per l'attuazione del piano pluriennale
regionale per la tutela della fauna selvatica e per il
risarcimento dei danni" e pubblicata nel B.U.
20 ottobre 1982, n. 29. La legge stabiliva
all'articolo 3 un
indennizzo per danni da fauna
selvatica
o inselvatichita, qui sotto si riporta il testo completo dell'articolo:
"Vanno garantite l'integrità della rendita agricola,
la salvaguardia di alcune specie di fauna selvatica in
via di estinzione o di eccezionale interesse scientifico
anche a livello internazionale, con specifico riguardo
alle seguenti specie animali: a) orso bruno marsicano
(Ursus arctos marsicanus);
b) lupo (
Canis lupus italicus);
c) aquila reale (
Aquila chrysaetos).
A tal fine la Regione concede, tramite i comuni, ai proprietari e conduttori dei fondi, singoli o associati, ai possessori di terre, agli allevatori e agli operatori del settore, che ne abbiano fatto richiesta al comune interessato per territorio, un indennizzo, atto a risarcire i danni effettivi, cagionati dalla fauna selvatica o comunque inselvatichita."
Al successivo articolo 6 la legge demandava ai comuni anche l'accertamento, la valutazione nonché la liquidazione dei danni subiti dagli allevatori. Si ricorda che questa legge è stata
abrogata dal comma 1 dell'articolo 16 della legge regionale 20 maggio 1996, n. 16,
vista l'entrata in vigore della
L.R. 02 Maggio 1995, n. 17
in materia di caccia con titolo "Norme per la tutela della fauna selvatica e la gestione programmata dell'esercizio venatorio".
Si ricorda che analogo provvedimento si riscontrava anche nella precedente
L.R. numero 47 del 1975
ma per le zone escluse dall'attività venatoria.
Per quanto concerne i
danni
riscontrati
nel territorio
della
R.N.R.
"Montagne della Duchessa"
ad animali domestici da parte di specie selvatiche di particolare valore naturalistico si procede come previsto dall'
articolo 13 comma 3 della L.R. numero 70 del 7 giugno 1990
(Istituzione della Riserva Naturale Parziale delle "Montagne della Duchessa" nel territorio del comune di Borgorose), qui di seguito riportato:
"3. Per il rimborso dei danni provocati al patrimonio zootecnico all'interno della riserva naturale delle specie selvatiche di particolare valore naturalistico, da canidi selvatici o rinselvatichiti, l'ente gestore provvederà utilizzando parte dei fondi stanziati, per la gestione ordinaria della riserva stessa, previo accertamento dei danni da parte delle competenti autorità regionali congiuntamente al personale di vigilanza e tecnico della riserva naturale, secondo le procedure previste dalla legge regionale 28 settembre 1982, n. 48"
Status della popolazione e distribuzione:
Un'indagine
sulla distribuzione del lupo agli inizi degli anni
'70 del XX secolo, condotta da
Luigi Boitani
(Università degli Studi di Roma "La Sapienza") ed
Erik Zimen
(del Max Planck Institut di Monaco) e patrocinata dal WWF, stimava una popolazione di circa
100-110 individui
in un'area compresa tra i Monti Sibillini a Nord e i Monti della Sila a Sud.
Nel 2012 la popolazione italiana di lupi era stimata in circa
800-900 esemplari, (I quaderni del Parco 2, Conoscere il lupo, 2013) su tutta la fascia appenninica e l'arco alpino, per dare un dato di riferimento,
quella complessiva di lupi
in Europa
è stimata essere superiore a
10000 individui
(da:
Status, management and distribution of large carnivores - bear, lynx, wolf & wolverine - in Europe, DECEMBER 2012).
Tale espansione, in Italia, sia a livello numerico che di areale, si rifletta qui, che
nel 2012 nel Parco Naturale Regionale della Lessinia
(Provincia di Verona) è stato accertato il
primo caso di ricongiungimento tra la popolazione italiana e quella balcanica
con la presenza di una coppia di lupi,
un maschio della popolazione balcanica
e una femmina di quella italiana (la coppia si è riprodotta l'anno successivo), va spiegata con la crescente tutela normativa a partire dagli anni '70
del secolo passato, dovuta a una grande opera di sensibilizzazione e di ricerca sul campo partita dall'allora Parco Nazionale D'Abruzzo, lo spopolamento dei paesi montani e collinari (urbanizzazione) con la conseguente riduzione dell' attività agricola e ricrescita dei boschi, la creazione di Aree Protette, sia nazionali che regionali, le reintroduzioni e/o l'espansione delle prede naturali del lupo (ungulati), da mettere in conto, anche,
la notevole capacità adattiva del lupo
con un'ecologia alimentare che gli permette di sfruttare,
a seconda delle disponibilità, diverse risorse trofiche.
Lo stato attuale, giugno 2022, della popolazione sul territorio italiano, fotografata da un campionamento dell'ISPRA al quale ha partecipato anche la nostra Riserva, segna un numero di individui su scala nazionale di 3307 (forchetta 2.945 - 3.608) , così ripartiti:
Zona | Stima dell'abbondanza |
Zona Regione alpine | 946 (822 - 1099) |
Zona Regioni Italia peninsulare | 2388 (2020 - 2645) |
Riportiamo qui i dati storici che confermano la presenza costante sul nostro territorio della specie:
Periodo | Numero individui |
---|---|
1960-70 | 0-1 |
1971-75 | 3 |
1976-80 | 1-2 |
1981-85 | 2-3 |
1986-90 | 3 |
1991-95 | 3-4 |
© Amministrazione Provinciale di Rieti
Alimentazione
Si nutre di ungulati
come il cinghiale
(Sus scrofa),
il capriolo (Capreolus capreolus)
il cervo (Cervus elaphus)
ma anche di animali di piccola taglia come la lepre (Lepus sp)
e roditori, può integrare la dieta con frutta e funghi, si nutre anche di carcasse e rifiuti.
Il lupo attacca e preda anche animali domestici (ovini, bovini ed equini) e a causa di ciò,
che a partire già dalla fine del XIX secolo si è acuita una vera e propria persecuzione ai danni del lupo, fino a portarlo, negli anni '70 del secolo scorso, sull'orlo dell'estinzione.
Etologia
Il lupo è un animale sociale che trae
la sua forza dal branco composto in genere da 3-7 individui,
così il lupo riesce a cacciare anche animali molto piu grandi
di lui come, ad esempio, il cervo e a difendersi meglio dalle
aggressioni esterne. Il lupo è un animale altamente selettivo
e tende a scegliere le prede in base al loro stato di salute
e all'età in modo da minimizzare al massimo i
rischi e il dispendio energetico nell'uccisione della preda.
Il branco nasce, in genere, dall'incontro di due individui
impegnati nella ricerca di un territorio, un maschio e una
femmina adulti che dopo il
corteggiamento nei primi mesi dell'anno
e l'
accoppiamento a inizio primavera,
danno vita alla prima cucciolata (la
gestazione
dura circa
60 giorni)
composta da
2-8 piccoli
.
I cuccioli, verranno cresciuti e accuditi dai
genitori in siti protetti, detti di "rendez-vous", e nutriti dopo lo svezzamento con rigurgiti o cibo
portato dal padre e dalla madre o dagli altri membri del
gruppo (giovani della cucciolata precedente).
I piccoli, nell'autunno seguente iniziano a prendere
parte alla vita del branco e restano anche dopo che
i genitori (individui dominanti o alfa o capifamiglia)
si sono riprodotti l'anno successivo.
La grandezza del territorio
(home range
in inglese) del lupo varia a secondo
delle disponibilità alimentari, in Italia puo
arrivare fino a
200-300
kmq
.
Il branco deve
difendere il proprio territorio
marcandone i confini
con
feci
(il secreto delle ghiandole
perianali viene percepito dal lupo a
molti chilometri di distanza) e
urine
(marche olfattive) e con l'ululato, utilizzato come
mezzo di comunicazione a distanza con altri
gruppi di lupi.
Infatti le vocalizzazioni
del lupo dette "ululati" regolano al pari di altri
comportamenti la vita sociale di questa specie,
esse permettono, ad esempio, di comunicare anche
a lunghe distanze con altri branchi così da segnalare la presenza e/o il possesso di un territorio e le dimensioni (grandezza) del branco.
Esso svolge anche una funzione aggregante all'interno del branco stesso (Rutter e Pimlott), infatti prima dell'ululato avviene una vera e propria cerimonia di gruppo con un generale clima di "amichevolezza e distensione".
È indubbiamente un comportamento a carattere altamente socializzante e gratificante" con una probabile funzione anche di riunione del gruppo (da Il Lupo, Giorgio Boscagli ed. Carlo Lorenzini Editore, 1985).
Quando la delimitazione del territorio non viene rispettata
e altri lupi lo invadono si possono verificare anche
scontri fisici che spesso portano alla morte di uno
o piu individui.
La
gerarchia
all'interno del gruppo di lupi è in
relazione all'età e al ruolo che gli individui
svolgono nel gruppo.
Quando i giovani raggiungono i due anni di età
abbandonano il gruppo
(errantismo giovanile)
per cercare nuovi territori
e una nuova compagna/o per dar vita a un nuovo branco.
La ricerca sul campo
Sfruttando le conoscenze sulla biologia e l'etologia del lupo i ricercatori hanno creato strumenti di ricerca sul campo, tra i quali vanno ricordati il wolf-howling e lo snowtracking:
- Con il Wolf-howling (emissioni di vocalizzazioni pre-registrate) si possono quindi dedurre tutta una serie di dati, sfruttando la naturale tendenza del lupo a rispondere agli ululati, come la presenza/assenza, la consistenza del branco, l'avvenuta riproduzione (anche i cuccioli rispondono ai richiami) e l'individuazione dei siti di rendez-vous.
- Con lo snowtracking , ossia con il ripercorrere le tracce lasciate dai lupi sulla neve circa 24-48 ore dopo l'ultima precipitazione nevosa, si possono raccogliere informazioni sulla composizione del gruppo, il sesso, la direzione di spostamento e il conseguente utilizzo del territorio.