Resoconto dell'escursione del 14 settembre 2008

Itinerario: Cartore - Val di Fua - Lago della Duchessa e ritorno

Carissimi lettori,
per raccontarvi l'escursione del 14 settembre 2008 nella Riserva Naturale "Montagne della Duchessa" dobbiamo partire da qualche giorno prima, precisamente da venerdì 12 settembre. Dopo quasi due mesi di sole a picco senza una goccia di pioggia, la sera del 12 settembre si aprono le cataratte del cielo sull'Italia centrale: la notte del 12 e tutto il 13 è un continuo di nubifragi a Roma, tempeste di pioggia e vento a L'Aquila, Borgorose, Magliano dè Marsi: le Montagne della Duchessa e il Velino riscoprono all'improvviso il suolo bagnato, l'aria gravida di umidità, l'erosione da ruscellamento superficiale. è così che tutti gli escursionisti iscrittisi all'escursione per la Val di Fua e il Lago della Duchessa decidono di disertare.......tutti tranne cinque coraggiosi che, alla fine, saranno premiati da una giornata discretamente bella caratterizzata da soli 30 minuti di pioggia. Viste le premesse, meglio di così non poteva andare!

Ci ritroviamo a Cartore alle 8.30 (i migliori ci aspettano già dalle 8.00, impazienti di mettersi in cammino) e alle 9.00 partiamo, dopo aver ascoltato con pazienza l'introduzione della naturalista Luciana Carotenuto e del guardiaparco Daniele Valfrè alle bellezze della Riserva, o meglio, della Riserva e dei Siti Europei Natura 2000 (http://ec.europa.eu/ - http://www.minambiente.it/) istituiti dall'Unione Europea proprio su queste montagne. Sarà solo un'introduzione, perché il bello deve ancora venire!.

Ci incamminiamo per la Val di Fua, profonda forra formatasi per erosione fluviale, che da circa 1450 m scende con forte pendenza fino a 1000 m, dove si apre nell'ampia valle fluvio-glaciale detta Valle Ruara. Il fresco del fondovalle, sempre ombreggiato dalle pareti strapiombanti, e la presenza di suoli incoerenti formati da detriti di falda favoriscono la presenza di un bosco dominato da aceri, frassino maggiore e tigli, tecnicamente detto Tilio-Acerion (ma il nome tecnico non interessa molto...).

Lasciato il fondovalle, il sentiero sale con forte pendenza sul versante orografico destro della valle, attraversando un bosco termofilo (letteralmente amante del caldo) molto rado a roverella, cerro, orniello e sorbo montano. Il gruppo di camminatori si inerpica sui gradoni del sentiero, lamentando un pò la fatica ma andando avanti con grande perseveranza e approfittando delle spiegazioni di Luciana e Daniele per riprendere fiato. Il guadagnare quota fa crescere l'entusiasmo e al Passo di Fabiana si conquista un panorama ampio e profondo verso occidente: il contrasto tra il nucleo industriale della Piana di Corvaro, drammaticamente degradato, e i monti Carseolani e Simbruini, ancora poco rovinati dallo sviluppo urbano, colpisce tutti.

Mentre siamo sulle rocce del Passo osserviamo con curiosità sotto di noi le cosiddette "marmitte dei giganti", definite dal Dizionario della Lingua Italiana Garzanti "cavità, a forma di cupola rovesciata, prodotte nella roccia dal moto vorticoso delle acque di un torrente o dai sassi trasportati da un ghiacciaio". Nulla di più vero per la marmitta sotto il Passo di Fabiana! è da notare che il termine "marmitta" non ha niente a che vedere con la marmitta della macchina ma si riferisce a quei grandi pentoloni che si usavano in passato per le minestre.

Superato il Passo la Val di Fua si allarga nel cosiddetto Vallone del Cieco: tutti ci chiediamo l'origine di questo nome ma nessuno la sa. I fianchi della valle sono coperti da una faggeta non tagliata da almeno mezzo secolo. La salita è ancora ripida ma l'idea che tra poco finirà spinge tutti, anche i più stanchi, ad andare avanti. A circa 1650 m la faggeta lascia spazio alle praterie secondarie, frutto in questa fascia altitudinale di secoli e secoli di taglio del bosco e pascolo. Il bestiame, in particolare ovino, era fino agli Anni Cinquanta la principale fonte di sussistenza per gli abitanti della pianura, insieme al legname usato sia per scaldare le case sia per produrre carbone. Il taglio della faggeta per ottenere terreni da pascolare e legname era dunque la prassi fino a pochi decenni fa, prima dell'abbandono della montagna negli anni del boom economico. Restano testimoni di questo intenso utilizzo del territorio le merigge, grandissimi faggi secolari che venivano risparmiati dal taglio e lasciati crescere indefinitamente per offrire riparo al bestiame dalla calura estiva.

Sotto un cielo grigio ma con spicchi di azzurro, certi nella stabilità del tempo, arriviamo finalmente al Lago della Duchessa. Luciana e Daniele ci mostrano le forme del rilievo testimoni delle glaciazioni, in particolare dell'ultimo massimo glaciale che ha avuto influenza rilevante sui rilievi dell'Appennino centrale, il Wurm III (21.000 - 18.000 anni). Dalla conca, ove allora era presente un ghiacciaio di altopiano, lo sguardo spazia sulla corona di vette che la circonda: il Monte Murolungo, con il suo piccolo circo glaciale sul versante nord, cattura l'attenzione di Nando, che vorrebbe arrivare in cima oggi stesso; il Monte Morrone e il Monte Il Costone appaiono quasi minacciosi nella loro imponente, rocciosa bellezza.

Il vento ci fa raffreddare rapidamente e, per scaldarci, consumiamo il nostro pranzo al sacco: non solo semplici, banali, classici panini ma una meravigliosa frittata di spaghetti preparata da Giuseppe e gentilmente offerta a tutto il gruppo; lo zaino di Giuseppe riserva ancora altre sorprese: l'acqua al sapore di mela e tante pere mature assolutamente eccezionali.

Scendiamo sulle sponde del Lago per la classica foto di rito e per misurare l'altezza dell'acqua rispetto all'asta batimetrica messa in posto dal personale della Riserva: 4 cm, secondo Luciana siamo al minimo dell'anno.

Il vento diventa sempre più forte, in lontananza si sentono anche alcuni tuoni. Decidiamo quindi di iniziare la discesa, più veloce della salita ma senza alcuna pausa, visto che ormai del Vallone del Cieco e della Val di Fua sappiamo tutto. Poco a valle del Passo di Fabiana incontriamo Luana, giovane ragazza di Corvaro innamorata delle montagne della Duchessa che appena può fugge dalla pianura per inerpicarsi sui sentieri della Riserva. I tuoni sempre più vicini spingono Luana a scendere insieme a noi. Nel giro di pochi minuti iniziamo a sentire le prime gocce d'acqua sulla pelle. Ormai però siamo quasi a valle e senza accelerare il passo affrontiamo circa mezz'ora di pioggia: la bellezza del posto e l'amenità della compagnia hanno pienamente ripagato i 30 minuti di lavata finale!



Bibliografia.
Le informazioni sul glacialismo nelle Montagne della Duchessa sono state tratte da:
1) Federici P. R., 1979. Una ipotesi di cronologia glaciale wurmiana, tardo e post-wurmiana nell'Appennino Centrale. Geogr. Fis. Dinam. Quat., 2: 169 - 202.
2) Cassoli A., Corda L., Lodoli C., Malatesta A., Molarono M. V., Ruggeri A., 1986. Il glacialismo quaternario del gruppo Velino-Ocre-Sirente. Atti 73esimo congresso della Società Geologica Italiana, Roma, 30/09 - 04/10 1986.